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Vikentios (o Vitsentzos) Kornaros

L'altra suggestione ci viene da Candia. Nel 1204 la quarta crociata pone momentaneamente fine all'Impero Bizantino.
Tra i molteplici vantaggi che Venezia trae da questa impresa rientra l'acquisto dell'Isola di Candia la quale, sul modello urbanistico della Capitale, viene divisa in sestieri. Lo Stato veneziano incoraggia i propri cittadini ad installarsi nel nuovo prezioso possedimento che diventa ben presto una delle punte di diamante dell'espansione della Repubblica nel Levante.
Per lungo tempo l'isola è in fermento: l'invasione genera odi, incomprensioni e ingiustizie che rendono assai complessa la convivenza tra Veneziani e Greci, tra cattolici e ortodossi. Eppure, col tempo, le differenze si smussano, i discendenti dei colonizzatori veneti si mescolano con i cretesi, il veneziano ed il greco sono lingue di uso comune, i cognomi veneti vengono ellenizzati (Kornaros...) e quelli greci vengono venezianizzati (Calergi...). In particolar modo dopo la caduta di Costantinopoli in mano al Gran Turco, le nuovi basi di convivenza consentono il fiorire di una nuova civiltà mista veneto-cretese grazie alla quale l'isola conosce un'eccezionale fioritura economica e culturale.
Il tenore di vita delle città candiote è molto alto e così i commerci ed il livello culturale. Di questo clima è espressione Vikentios (o Vitsentzos) Kornaros, il grande letterato cui siamo debitori dell'Erotokritos, la più importante opera del rinascimento cretese, scritta in greco su modelli tipici della letteratura occidentale.

Frontespizio dell'opera "Il sacrificio di Abramo", 1713

Frontespizio dell'opera "Il sacrificio di Abramo" di Vitsentzos Kornaros, Antonio Bortoli editore, 1713.
(fonte: Wikimedia Commons)

Di famiglia veneto-cretese nacque a Sitia, presso Candia (Heraklion), nel 1553. Purtroppo non sono disponibili molte notizie sulla sua vita; adulto si trasferì a Candia dove sposò Marietta Zen e intraprese una carriera di amministratore. Membro dell'Accademia degli Stravaganti, fondata dal fratello Andrea, costituì una figura di spicco nella cultura cretese dell'epoca. Morto nel 1613 o, forse, nel 1614, venne sepolto nella chiesa di San Francesco.
Una trentina d'anni dopo la sua morte le armate turche sciamarono sull'isola, dando inizio alla famosa "Guerra di Candia". Una guerra spietata, con connotazioni epiche; un conflitto esteso su più fronti che vide impegnata la Repubblica con alterne vicende per quasi un quarto di secolo e che assunse, come spesso accade in queste circostanze, i caratteri di un confronto tra occidente e oriente. Ma nonostante la Serenissima s'impegnasse allo spasimo per mantenere il possesso dell'isola e la stessa classe dirigente veneta pagasse in prima persona un prezzo altissimo, Francesco Morosini fu costretto dalle circostanze a firmare nel 1669 la capitolazione di Candia.
Costretti ad evacuare l'isola con l'onore delle armi, i superstiti caricarono sulle navi quanto restavano di quasi cinque secoli di dominio veneziano e s'imbarcavano per la Madrepatria, lasciando dietro di loro un'isola prostrata dall'interminabile evento bellico.
Tra i tanti beni salvati dal naufragio della sconfitta, uno dei più ragguardevoli è la sacra icona della Mesopanditissa, la Madonna della Salute. Originariamente custodita presso la chiesa di San Tito a Candia venne trasportata a Venezia dal Morosini e finì coll'essere collocata nella Basilica di Santa Maria della Salute.